Quella notte alla Diaz

Alla luce della sentenza di ieri della Cassazione che condanna i vertici della Polizia per l'irruzione alla scuola Diaz, breve exursus di 11 anni di processi. Il Ministro Cancellieri:«Deve restare nella memoria. Ma le Forze dell'Ordine restano per i cittadini italiani una garanzia per la sicurezza e per la democrazia»

Testo Alternativo
21 luglio 2001, notte insonne per Genova, sgomenta per la morte del giovane Carlo. Guerriglia urbana, auto incendiate, negozi saccheggiati, vetrine sfondate. Una città che si era vestita a festa per una festa che non c’è stata. Poi, la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz. I no-global del Genoa Social Forum durante il summit dei G8 riposavano, commentavano gli avvenimenti, scrivevano articoli.

Alcuni di loro, tra i quali numerosi stranieri, dormivano nei sacchi a pelo stesi nella palestra della scuola. Quello che accadde quella notte fu definito un "massacro" dal pm Francesco Cardona Albini nella sua requisitoria nel processo di primo grado. Furono oltre 60 le persone ferite e 93 gli arrestati per i disordini in città, e che poi furono prosciolti. In quella circostanza furono sequestrate due bottiglie molotov che, secondo l'accusa, furono portate all'interno della scuola per giustificare gli arresti.

Le immagini dei volti feriti, del sangue nei locali devastati della scuola fecero il giro del mondo. Lo stesso Michelangelo Fournier, all'epoca vice dirigente del reparto mobile di Roma, uno degli imputati, quando depose al processo, definì la scena che si trovò davanti una "macelleria messicana". Le indagini dei pm Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona sulle lesioni, sugli arresti arbitrari e sulla vicenda delle molotov, si conclusero con il rinvio a giudizio di 29 poliziotti tra alti dirigenti, funzionari e capisquadra.

I pm contestarono, a vario titolo, i reati di violenza privata, lesioni, abuso d'ufficio, falso, calunnia. In primo grado furono 13 le condanne e 16 le assoluzioni. Le persone assolte furono praticamente i vertici della catena di comando. Il 18 maggio la Corte d'appello di Genova ribaltò la sentenza condannando anche i vertici della Polizia. Furono 25 le condanne. Tra i vertici di polizia che erano stati assolti in primo grado e poi condannati in appello, figurano il capo del Dipartimento centrale anticrimine Francesco Gratteri, l'ex vicedirettore dell'Ucigos Giovanni Luperi, il capo del Servizio Centrale Operativo Gilberto Caldarozzi che allora era vice dello stesso servizio, Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos di Genova e Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma.

In primo grado i due pm avevano chiesto 29 condanne per un ammontare complessivo di 109 anni e nove mesi di carcere. In appello il pg Pio Macchiavello aveva chiesto oltre 110 anni. Alle udienze è stato sempre presente Mark Covell, il giornalista inglese che finì in coma per i calci e i pugni alla testa, la prima persona che i poliziotti incontrarono all'esterno della scuola.
genova, 6 luglio 2012
Ultimo aggiornamento: 06/07/2012
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