Liberalizzazione apertura negozi
Vassallo: «Tutelare l’ordine pubblico»

L’assessore al commercio del Comune di Genova è critico nei confronti della norma contenuta della manovra “Salva Italia”. Previsto per la prossima settimana un incontro con i sindacati, Ascom e Confesercenti 

Negozi in galleria Mazzini
«Il Comune non può che recepire la disposizione statale che personalmente non condivido».
Così Gianni Vassallo, assessore alla Promozione dello Sviluppo Economico del Comune di Genova, accoglie l’entrata in vigore della norma contenuta nella manovra “Salva-Italia” del governo Monti. Di fatto la manovra ha reso libero il regime di apertura oraria di negozi esercizi commerciali, bar e ristoranti, demandando al singolo esercente la decisione di quando tenere alzate le serrande, compresi domeniche e giorni festivi.

La norma si estende su tutto il territorio nazionale e riguarda ogni tipo di esercizio commerciale: «L’intento del Governo - prosegue Vassallo - era quello di liberalizzare il commercio per agevolare la concorrenza e quindi i consumi, ma in questo modo si liberalizzano solo gli orari e questo potrebbe causare problemi di ordine pubblico in caso di locali che rimanessero aperti tutta la notte».

Dure critiche piovono anche dalle associazioni di categoria: per Confesercenti le aperture ininterrotte non aumenteranno né consumi né l’occupazione, solo la quota di mercato della grande distribuzione a discapito della vendita a piccolo e medio dettaglio. Sulle stesse posizioni Ascom Confcommercio: il sistema della distribuzione commerciale attuale, sostiene in una nota, assicura già ai consumatori un servizio tra i migliori in Europa. La soluzione proposta è quella di non porre limiti all’orario giornaliero e salvaguardare il principio dell’apertura in deroga nelle giornate festive e domenicali, come avviene in Francia e Germania.

«Come amministrazione siamo al corrente dell’avversità alla norma delle associazioni di categoria e dei sindacati. Con loro avevamo già un accordo, ma la manovra ha rimesso tutto in discussione. A tal proposito è previsto per la prossima settimana un incontro con tutti i soggetti interessati per fare il punto della situazione, anche se, il Comune in questa situazione è impotente e anzi rischia di subirne le conseguenze».
La polemica è viva in molti enti locali italiani: unica via per chi si schiera sul fronte del no, al momento esclusa in Liguria, potrebbe essere quella di un ricorso da parte delle Regioni alla Corte Costituzionale, soluzione a cui ha già dichiarato di voler ricorrere la Regione Toscana.

«Anziché liberalizzare categorie come farmacisti, tassisti e notai - dice Vassallo - il Governo ha indirizzato la deregulation verso gli esercizi commerciali, non considerando che il provvedimento potrebbe creare problermi nei quartieri; il nostro margine di azione è ridotto a provvedimenti di ordine pubblico applicabili in casi di disagi agli abitanti dovuti da schiamazzi eccessivi o addirittura derivanti da situazioni di pericolo come le risse».

Il decreto-legge in questione, «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici», è in vigore dal 6 dicembre 2011: secondo la Costituzione gli enti locali hanno 90 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per adeguare i propri ordinamenti alle disposizioni statali. Entro inizio marzo dunque si farà chiarezza anche dal punto di vista amministrativo.
3 gennaio 2012
Ultimo aggiornamento: 04/01/2012
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