Cantieri: “Quelli di via Merano”
e questa Pasqua dei senza lavoro

Un Comitato nato 5 mesi fa da volontari dello stabilimento raccoglie generi di prima necessità da supermercati e produttori e li distribuisce a chi è in difficoltà: cassintegrati, licenziati delle ditte d'appalto, portuali

Alessandro Buffa Fincantieri, foto G. Sansalone
A Sestri Ponente li chiamano quelli del "Comitato distribuzione di via Merano". Avevano cominciato in tre o quattro, nel periodo delle feste natalizie dello scorso anno, andando in giro per supermercati e chiedendo se si potesse per caso avere un po' di pasta, olio, generi di prima necessità vicini alla data di scadenza da distribuire alle famiglie senza lavoro che gravitavano attorno a Fincantieri in crisi. Nessuno aveva chiuso loro la porta in faccia e in molti erano riusciti a superare dignitosamente quel periodo di tradizionale spensierata abbondanza che può diventare un momento atroce se il frigo è vuoto, soprattutto quando in casa hai figli piccoli.

E siccome finite le feste la crisi non è passata, anzi, il gruppo di volontari non si è sciolto. E da natale si è arrivati a pasqua, senza mai fermarsi.
Con la collaborazione del presidente del Municipio di Sestri Ponente, Bernini, della onlus “Pane Quotidiano” di Bolzaneto e di qualche azienda della grande distribuzione, il gruppo ha trovato una sede in via Merano, ha rafforzato la base dei volontari (ora sono 10, otto di Fincantieri e due esterni con richieste nell'ultimo periodo di nuovi ingressi), ha passato in rassegna supermercati, iper, discount e produttori di generi di prima necessità e oggi raccoglie diversi quintali di generi alimentari al mese, con i quali letteralmente sfama più di un centinaio di famiglie che la crisi ha ridotto sul lastrico e non ha letteralmente nulla.

In vista della Pasqua, una quindicina di giorni dalla stanza di via Merano sono partiti per la distribuzione 600 pandolci, 300 panettoni genovesi, 250 biscotti al cioccolato. Qualche giorno prima, riso, pasta, pelati, legumi, omogeneizzati e biscotti per la colazione dei bambini.

 A chi sono arrivati? «In buona parte – risponde Alessandro Buffa, della Rsu Fincantieri, uno dei primi promotori dell'iniziativa assieme a Guido Misi – alle famiglie di chi lavorava nell'indotto del cantiere e ha perso il lavoro. Persone dai 30 ai 50 anni che da un giorno all'altro si sono ritrovate per strada senza un reddito. Poi ai nostri cassintegrati che non riescono a cavarsela con le poche centinaia di migliaia di euro al mese perché hanno moglie a carico, figli che studiano e affitto da pagare; e ancora a diversi lavoratori delle riparazioni navali, del porto, di altre realtà. Scovarli qualche volta non è stato facile, perché non sono stati tanti quelli che sono venuti a chiedere aiuto. Gli altri ci sono stati segnalati: apparentemente vivono normalmente, vestono dignitosamente, ma dentro sono logorati dalla disperazione della povertà. Siamo stati noi a contattarli, a spiegare che abbiamo la possibilità di offrir loro del cibo che riceviamo gratuitamente e...li abbiamo visti rinascere. Bisogna viverle certe esperienze per capire che cosa vuol dire rimanere senza lavoro. Noi facciamo la distribuzione circa una volta al mese nelle case di chi non può venire al magazzino a ritirare la roba. Dove ci sono bambini portiamo anche merendine, biscotti. Credimi ho visto scene che non dimenticherò mai: gli occhi di questi piccoli che guardano le merendine come un regalo prezioso...». Alessandro non riesce a continuare. Si scusa, si commuove e solo dopo un po' riesce a riprendere.

Prima per fare una reprimenda i politici: «Che pensino a queste situazioni, che vengano a vederle, che scendano nel mondo reale, che vedano con i loro occhi che cosa vuol dire chiudere una fabbrica e lasciare centinaia o migliaia di persone senza lavoro al giorno d'oggi, con questa crisi!».
Poi per fare un appello: «Noi non possiamo fare miracoli, ma quello che riusciamo a raccogliere aiuta molte famiglie ad affrontare situazioni davvero difficili. Intanto ringrazio tutte le aziende che ci hanno aiutato, che ci stanno aiutando e quelle che vorranno farlo in futuro. Poi voglio chiedere a tutti quelli che sono a conoscenza di casi come questi di segnalarceli, di chiamare la Rsu della Fincantieri, di chiedere del nostro comitato e di parlare con noi. Agiremo con tatto. Perché abbiamo constatato che molti, nonostante vivano davvero di niente, tengono molto alla propria dignità e non si espongono. Anche se ultimamente molti vivono con la rabbia dentro, perché ai problemi legati del cantiere si sono aggiunti quelli legati al modo in cui si affrontano i bisogni della gente. Non è tagliando le finanze pubbliche e opprimendo i lavoratori che si rilancia questo Paese, non è annullando i diritti, tagliando l'art. 18, riempiendoci di tasse che ci si darà una prospettiva. Ci sono centinaia di famiglie con figli, dove la moglie non lavora, che si sono trovate all'improvviso a vivere con poche centinaia di euro di cassa integrazione, il mutuo da pagare e ora anche l'Imu che pesa quanto l'assegno di un mese! E chi lavora a turni ridotti si è ritrovato in busta una trattenuta di di 60/70 euro per l'addizionale sulle tasse, che sembra niente, ma pesa. Conosco persone che non riescono a curarsi i denti perché la sanità pubblica non passa la sostituzione di un molare cariato e al massimo in ospedale ti danno un antidolorifico se proprio non ce la fai più. Ma come si può andare avanti così?»

Intanto il Comitato di via Merano sta cercando di allargarsi e di allargare i suoi orizzonti, ovvero il fronte dei fornitori. Secondo le previsioni agli inizi di maggio il Cantiere dovrebbe consegnare l'ultima nave in lavorazione, Oceania, quindi tutti i 728 lavoratori rimasti andranno in cassa (ora sono ancora attivi poco più di 400) fino a settembre quando – secondo gli accordi – dovrebbe arrivare la commessa per la costruzione della famosa chiatta supertecnologica. Circa 3-4 mesi di lavoro (nel frattempo una ventina saranno a rotazione in stabilimento per la manutenzione delle macchine che rimarranno in funzione), poi le speranze sono riposte nei lavori di ribaltamento a mare, ovvero nell'ampliamento del cantiere e nel mantenimento dei patti da parte dell'azienda che dovrebbe procurare lavoro nei tre diversi rami che formeranno la mission produttiva di Sestri.

«I problemi sono tanti – dice Buffa – a cominciare da quello della mancanza di lavoro, certo, che viene al primo posto. Ma c'è anche la sfiducia che è palpabile. Per fortuna stiamo constatando ancora una volta che in questi momenti di grande bisogno non manca la solidarietà della gente, non manca l'aiuto di chi può fare qualcosa. Ma non si può pensare che la solidarietà risolva sempre i problemi».
Genova, 7 aprile 2012
Ultimo aggiornamento: 12/01/2016
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