Via Aurea ritrovata
I primi risultati degli studi

La Soprintendenza  per i Beni Archeologici della Liguria ha comunicato i primi risultati riguardo agli scavi effettuati in via Garibaldi in occasione dei lavori in corso, che hanno riportato alla luce il manto della Strada Nuova cinquecentesca

Foto Soprintendenza  per i Beni Archeologici della Liguria
Come è noto e come molti cittadini hanno avuto modo di verificare di persona passando in via Garibaldi , quando si realizzano lavori che implicano operazioni di scavo vengono messe in atto delle procedure di verifica preventiva di interesse archeologico, condotte sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici: personale della Soprintendenza quindi è presente allo svolgimento dei lavori e verifica l’eventuale emergere di elementi interessanti.

Quando i lavori di scavo, in corso in via Garibaldi per la realizzazione di opere di sostituzione e posa di sottoservizi, sono giunti in corrispondenza di Palazzo Rosso, sotto al selciato moderno è comparso un tratto di acciottolato, a circa cinquanta centimetri di profondità, conservato per una larghezza di 2 – 3 metri e per una lunghezza di 15 metri circa, gravemente danneggiato dalla collocazione di utenze fra Otto e Novecento.
Oggi la funzionaria responsabile del cantiere, la dottoressa Piera Melli, ha diffuso le prime informazioni scientificamente verificate rispetto a quanto è stato ritrovato.

Man mano che demolivano gli edifici e i manufatti medievali per far posto alla “superba impresa di Strada Nova”, i responsabili dei lavori cinquecenteschi andavano a riempire ed uniformare il tracciato della strada con un misto di sabbia, malta sbriciolata e macerie, opportunamente compressi, su cui hanno poi composto il piano di calpestio, che evidentemente si trovava a un livello più basso di quello contemporaneo.
Al livello del piano sono stati ritrovati frammenti di ceramiche che hanno permesso di datare l’opera al momento della prima pavimentazione di Strada Nuova.

La Strada Nuova fu tracciata tra 1558 e 1571: in un momento successivo, tutti i lotti su essa affacciati divennero la sede dalle lussuose abitazioni delle più importanti famiglie nobiliari della città, con i relativi giardini; residenze già famose presso i contemporanei, grazie anche ai disegni di P.P.Rubens, che costituirono un forte strumento propagandistico in Europa per la conoscenza e la diffusione di una cultura residenziale d’élite. Tanto che il complesso delle Strade Nuove genovesi (via Garibaldi e via Balbi), tracciate su impulso della nobiltà genovese ai margini della città di impianto medievale e tuttora in gran parte conservate nella loro fisionomia integrale, è stato iscritto nel 2006 nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco.

L’acciottolato della strada messa in luce in via Garibaldi presenta le tracce di almeno due interventi costruttivi, fatto che induce a ritenere che nel periodo in cui fu in uso avesse subito diversi rifacimenti. Un piccolo tratto ad occidente, formato da ciottoli scelti, di dimensioni uniformi messi in opera molto fittamente in file parallele di taglio, doveva costituire la fascia di centro strada nel periodo più antico. Il tratto più orientale, anch’esso organizzato in fasce, è invece composto da ciottoli più grossi, posti in parte di piatto ed intercalati sporadicamente da mattoni, probabilmente per riparare parti danneggiate. Non si notano solchi di carro.
La tecnica può essere confrontata con quella di acciottolati presenti oltre che su percorsi stradali (in particolare la strada dal Borgo Pila verso Genova rinvenuta in Piazza della Vittoria), anche nella pavimentazioni di fondi e cantine venute alla luce in diverse occasioni in centro città.

Il fatto che si tratti di tecniche di lavorazione piuttosto rustiche sembrano contrastare con le notizie riportate dalle fonti storiche. Un decreto del 1591 stabilisce i tempi e i modi per lastricare l’area stradale, che prevedevano una fascia centrale di mattoni di Savona legati da calce della larghezza di circa tre metri affiancata da due fasce laterali in acciottolato in pietre di Vesima ed Arenzano legati da calce. Nel 1633, secondo un contratto d’opera conservato nell’Archivio dei Padri del Comune, il “lastrico” di mattoni sarebbe stato rifatto utilizzando sia mattoni nuovi che vecchi “scalsinati a secco”. Con la prosecuzione delle indagini sarà possibile acquisire maggiori dati e determinare i motivi di queste apparenti contraddizioni.

I manufatti sinora messi in luce all’estremità occidentale della strada (strada e murature medievali) sono stati integralmente preservati, proteggendoli con la tecnica del geotessuto, che ricopre ed isola i materiali antichi.

L’Amministrazione Comunale, sentiti gli Assessori Bernini e Dagnino, ritiene di notevole importanza il ritrovamento, che potrà aiutare ricercatori e storici a ricostruire la storia della città.
Nell’ambito dei lavori la Soprintendenza con il Comune valuteranno eventuali possibilità di lasciare  a vista alcune porzioni della strada ritrovata.

22 novembre 2012
Ultimo aggiornamento: 22/11/2012
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