Giorno della Memoria al Ducale
Ai giovani i ricordi della barbarie

Dalle testimonianze degli orrori dello sterminio nei campi nazisti alla consegna delle medaglie d’onore ai deportati. Premiate le scuole vincitrici del concorso “I giovani ricordano la Shoah”. La nomina degli eredi dell’Aned. Gli interventi dei rappresentanti istituzionali

Il 20 luglio 2000, con la legge 211, la Repubblica Italiana ha riconosciuto il 27 gennaio “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, le persecuzioni e le morti nei campi di prigionia.

Il 27 gennaio 2012, dodicesimo anno di celebrazione ufficiale del ricordo di quegli orrori, mentre a Roma il Presidente della Repubblica parla commosso agli studenti, Genova si stringe intorno ai valori fondanti la sua comunità, quelli della Resistenza, dell’antifascismo e della tolleranza.

In una silenziosa e coinvolta Sala del Maggior Consiglio, il sindaco Vincenzi e le altre autorità locali, le forze armate, l’Associazione nazionale ex deportati, la Comunità ebraica di Genova e numerose classi di studenti di istituti di primo livello si sono riuniti per ravvivare il ricordo, fatto di immagini e testimonianze che rischiano di sbiadire nelle generazioni future, con conseguenze potenzialmente micidiali.

Parlano direttamente ai ragazzi Marta Vincenzi, Alessandro Repetto, Presidente della Provincia di Genova, e Niccolò Scialfa, rappresentante della Regione Liguria. Dagli altoparlanti di Palazzo Ducale risuonano appelli ai tanti ragazzi presenti come «Non abbandonatevi al cieco pregiudizio», «Riflettete, svegliatevi, cercate di capire cosa accade intorno a voi», «Siate custodi dei valori della Resistenza», «I revisionisti di oggi sono i nuovi nazisti, non permettete che uccidano la storia», «Fate sì che non succeda mai più!».

Dal sindaco, che ha ricordato come nella nostra Costituzione ci siano gli elementi che impediscono il ripetersi di crimini contro l’umanità, un aggancio con la cronaca: riferendosi alla campagna lanciata dal quotidiano Der Spiegel (che riferendosi alla tragedia della Costa Concordia ha sostenuto che gli italiani sono una razza inferiore), ha detto che «Ragionare in questo porta a nuove barbarie: è dal pregiudizio che nascono gli odi». Marta Vincenzi ha inoltre criticato duramente anche la polemica innescata dal direttore del “Giornale” che ha risposto in maniera altrettanto inopportuna e violenta alla testata tedesca.

Toccante l’orazione ufficiale con la quale l’on. Emanuele Fiano, deputato PD di origine ebraica, ha voluto condividere la tragica storia della sua famiglia, di cui è l’unico superstite. I suoi genitori, i suoi nonni, gli zii, i cugini, persino i bisnonni, sono tutti caduti. Chi in Italia per mano dei fascisti, chi a Auschwitz a opera dei nazisti, chi nell’estenuate e umiliante viaggio nei carri bestiame con cui venivano deportati da un capo all’altro dell’Europa e che «lavora a lungo nella mia coscienza, come metafora di un passaggio di conoscenza, quel viaggio è la metafora di un percorso umano, molto umano. Ragionate che i volti di coloro che furono, delle vittime e dei carnefici, di coloro che lottarono e di coloro che soccombettero, di coloro che furono indifferenti e di coloro che non volsero il viso. Ecco, i loro volti sono i nostri volti, non altro. Umani, umanissimi come noi…».

La cerimonia è proseguita con la premiazione del concorso provinciale “I giovani ricordano la Shoah”, bandito dal Ministero dell'istruzione in collaborazione con l'Unione delle comunità ebraiche italiane, e rivolto alle scuole primarie e secondarie. Il concorso invita i ragazzi a studiare e approfondire il tragico evento che ha segnato la storia europea del Novecento, dando spazio alla loro creatività e valorizzando la capacità di lavorare in gruppo attraverso la realizzazione di elaborati di tipo storico-documentale o artistico-letterario, come ricerche, articoli di giornale, saggi, video, rappresentazioni teatrali. Premiati per la provincia di Genova l’Istituto Comprensivo di Cicagna, l’Istituto San Francesco da Paola, l’Istituto Don Milani-Colombo.

Come recita la legge 206 del 2006, «Tra l'8 settembre 1943 (data in cui fu firmato l'Armistizio con gli anglo americani e affidato il governo a Badoglio) e l'8 maggio 1945, oltre settecentomila italiani militari e civili deportati ed internati in Germania, per venti mesi, giorno dopo giorno furono costretti a servire l'economia e la macchina bellica del regime hitleriano che, aggirando l'osservanza delle norme dei trattati internazionali, li privò dello status di prigionieri di guerra, sottoponendoli, nella maggior parte dei casi, a trattamenti inumani». Per questo il Prefetto Francesco Musolino e altre autorità cittadine hanno consegnato 13 medaglie d’onore, concesse dal Presidente della Repubblica, ai famigliari di cittadini italiani della provincia di Genova che sono stati deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.

In chiusura della cerimonia, si è tenuta la nomina ufficiale, da parte del presidente Gilberto Salmoni, di tre nuovi eredi dell’Aned, l’Associazione nazionale ex deportati, che riunisce «i sopravvissuti allo sterminio nazista e i familiari dei caduti nei Lager e si propone di valorizzare in campo nazionale e internazionale il grande contributo dei deportati alla causa della Resistenza e affermare gli ideali perenni di libertà, di giustizia e di pace» e che «considera suo dovere far conoscere la storia della deportazione soprattutto ai giovani, ai quali è affidata la difesa della libertà e della democrazia».

In conclusione, le frasi finali dell’orazione-testimonianza dell’on. Emanuele Fiano:
«È questa la dannata consegna che ci viene dalla Giornata della Memoria: ricordare che ciò che è stato può essere ancora, che furono umani le vittime e i carnefici, che lo furono gli indifferenti e coloro che si ribellarono. Se non sarà qui, sarà altrove, se non in quelle forme, in altre, se non contro gli ebrei, contro altri, se non con quei numeri con altri; ma ciò che è nelle mani dell'uomo, rimane nelle sue mani.
Non molti antidoti sono permanenti, se non la cultura profonda del nostro limite, l'ammissione delle nostre responsabilità, la coscienza che tutto avvenne qui, in Italia, in Europa, la culla della nostra cultura, che fu qui, in Europa, che 6 milioni di ebrei, centinaia di migliaia di oppositori ai fascismi, disabili, omosessuali, testimoni di Geova, Rom e Sinti, comunisti, socialisti, antifascisti, repubblicani, liberali, cattolici, renitenti alla leva, partigiani, vennero arrestati, deportati, torturati, uccisi, gasati, bruciati; per mani di loro fratelli italiani, tedeschi, europei. Ecco, tutto ciò è accaduto e va conosciuto e raccontato, perché non accada mai più».

Video di Riccardo Molinari.
Genova, 27 gennaio 2012
Ultimo aggiornamento: 29/01/2012
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