A Palazzo Bianco il racconto del mecenatismo

Mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre si inaugurano due mostre che hanno un denominatore comune: il recupero della bellezza grazie alla sensibilità e all'amore per l'arte e per Genova di soggetti privati. Nascono così le esposizioni "Mecenati di ieri e di oggi" e "Orientalismi". Assessore al Turismo Paola Bordilli "Sono un esempio vincente di collaborazione tra pubblico e privato, iniziato già secoli or sono"

C’è un filo rosso che lega il passato delle opere d’arte conservate nei Palazzi di Strada Nuova al presente: è il mecenatismo. Gli antichi nobili genovesi hanno commissionato i capolavori che oggi noi possiamo ammirare a Palazzo Rosso e Bianco, i mecenati di oggi permettono che questa grande bellezza non sfiorisca.

Nasce così la mostra “Mecenati di ieri e di oggi. Restauri e restituzioni nei Musei di Strada Nuova” che resterà aperta al pubblico a Palazzo Bianco sino al 6 maggio 2018, e presenta dipinti di grande interesse, ma parte dei quali mai esposti in precedenza proprio perché erano in attesa di restauro. Un’operazione resa possibile grazie alla sponsorizzazione di privati, in particolare lo Studio Legale Rubini di Milano, e alla collaborazione con importanti istituzioni museali nazionali e internazionali.

"E' un'occasione per far conoscere Genova e i suoi musei - dice l'assessore comunale al Turismo Paola Bordilli - L'intervento di mecenati è un esempio vincente di collaborazione tra pubblico e privato. I mecenati di oggi dimostrano di avere una grande sensibilità per la cultura, l’arte e  amore per la nostra città, e davanti a questa splendida mostra li ringrazio a nome dell’amministrazione e di tutti i genovesi ".

La mostra “Mecenati di ieri e di oggi. Restauri e restituzioni nei Musei di Strada Nuova”

Raffinate opere di scuola italiana e fiamminga del Cinquecento, su tavola (da Correggio, Dürer, Van Cleve) e su rame (di scuola fiorentina ed emiliana),  dipinti di scuola piemontese e lombarda, come Carlo Francesco Nuvolone e la pittrice Orsola Maddalena Caccia, e a capolavori di maestri genovesi di primo Seicento e di età barocca, tra gli altri Simone Barabino, Domenico Piola, Gregorio e Lorenzo De Ferrari, sono tornati a nuova vita e all’ammirazione del pubblico.
Una mostra che non parla solo di restauro ma racconta anche le intense relazioni che i Musei di Strada Nuova hanno con enti italiani e stranieri: da Roma a Los Angeles, da Londra a Mosca, da Madrid a Washington. perché alcune delle opere esposte sono ritornate a splendere grazie al loro intervento. Tra tutte, Raffaella Besta, conservatrice dei Musei di Strada Nuova, tiene a sottolineare che “l’opera di Orsola Maddalena Caccia, Sacra famiglia con angeli, è stata individuata nel nostro magazzino dalla National Gallery of Women in the arts di Washington, un museo che espone solo opere di donne, e ce l’aveva richiesta. Purtroppo non era in buone condizioni ma grazie a loro l’abbiamo restaurata e ora, dopo essere stata in trasferta in America, è ritornata a casa”.

I magazzini e i depositi di Palazzo Rosso e Bianco ospitano ancora opere in attesa di un mecenate, e oggi, grazie all'Art Bonus si può sotenere, tutelare e valorizzare il patrimonio culturale. E’ uno strumento concreto che permette a chi effettua erogazioni  liberali in denaro per il sostegno della cultura, come previsto dalla legge, di godere di importanti benefici fiscali sotto forma di un credito di imposta pari al 65% dell’importo.

"Orientalismi. Itinerari tra ceramiche, tessuti e arredi dei Musei di Strada Nuova"

Sempre a Palazzo Bianco, giovedì 7 dicembre, si inaugura la mostra che propone un itinerario attraverso le collezioni tessili, le raccolte di ceramiche e di arti decorative dei Musei di Strada Nuova seguendo il filo conduttore dei rapporti con l’arte orientale, un tema trasversale per tutta la cultura europea. Ceramiche e merletti di ispirazione araba, marsine settecentesche con fiori giapponesi e piatti dai motivi orientali testimoniano la febbre dell'Oriente che catturò l'Europa dal Rinascimento fino al Settecento. Curata da Loredana Pessa racconta un' epopea che costruì un immaginario collettivo: "Il 90% degli oggetti arrivano dai Musei di Strada Nuova, poi ci sono dei prestiti librari dalla Biblioteca universitaria e dalla Berio. Il clou dell'Orientalismo lo abbiamo in tutto il Settecento quando addirittura arrivano manufatti realizzati in Cina con disegni derivati da ambasciate occidentali come uno splendido paravento della collezione Brignole Sale". La moda è testimoniata anche dalle ceramiche di Delft e da oggetti meticci che reinterpretavano fiori e flora indiani o giapponesi o cinesi. Tra le curiosità c'è un tessuto 'bizzarre' che riprendeva sontuosi elementi orientali e balze realizzate con motivi arabi.

Anche per questa mostra il mecenatismo, grazie al ricorso all’Art Bonus di Giovanni Roberi, ha permesso di poter restaurare ed esporre per la prima volta una rarissima sciarpa in tulle ricamata con sete policrome, opera anglo-indiana, databile tra fine XVIII e inizi XIX secolo. Il delicato recupero è opera di Claudia Santamaria.

E da Palazzo Bianco il percorso della mostra continua al  Museo Diocesano, dove a gennaio aprirà una mostra dal titolo "Orientalismi.Tessuti bizarre dalle chiese diocesane". Saranno esposti  preziosi e inediti parati liturgici realizzati con tessuti bizarre, le lussuose stoffe operate prodotte tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo, i cui decori sono frutto di una libera e fantasiosa interpretazione di elementi tratti dall’arte cinese e giapponese.

Per gli orari di visita e maggiori info: www.museidigenova.it/it/content/palazzo-bianco
6 dicembre 2017
Ultimo aggiornamento: 07/12/2017
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