Genova nel Medioevo. Una capitale del Mediterraneo nell’età degli Embriaci

Sono 200 le opere, orientali e occidentali, che danno vita a Genova nel Medioevo – una capitale del Mediterraneo nell’età degli Embriaci, la mostra che apre sabato 19 marzo nel complesso museale di Sant’Agostino. Dipinti, sculture, vasellame, monete, tessuti, codici miniati, reliquiari, esposti nello spazio affascinante della Chiesa di Sant’Agostino. L’assessore Boero: “Una mostra sorprendente in cui quello che colpisce è la capacità della Genova medioevale di interagire, di essere città interculturale in grado di assorbire le istanze che provenivano da altri mondi

l'affiche della mostra
“Una mostra che parla di Medioevo e in particolare di una delle famiglie genovesi più importanti nel medioevo, gli Embriaci. L’aspetto che abbiamo voluto mettere in rilievo è il fatto che Genova nel medioevo è stata un grande laboratorio multiculturale, luogo di scambio di culture e di idee, e anche una città di persone raffinate, colte, curiose che hanno sostituito alla guerra e alla violenza un approccio molto diverso con il mondo islamico e con Bisanzio” spiega la curatrice Loredana Pessa.

La mostra presentata venerdì 18 marzo al museo di Sant’Agostino è dedicata alla Genova che nel Medioevo divenne crocevia di popoli, idiomi, idee, opere d’arte e tecniche artistiche, e assunse il ruolo di tramite tra Occidente e Oriente grazie alla straordinaria ricchezza di apporti culturali, provenienti da mondi diversi per lingua, religione, costumi che determinarono lo sviluppo di una eccezionale fioritura artistica e spirituale.

Oggetto simbolo del Medioevo genovese e della sua profonda religiosità, “star simbolica della mostra” e “stella verde che brilla” - le definizioni sono di Clario Di Fabio, co-curatore e membro del comitato scientifico della mostra - il Sacro Catino accoglie i visitatori della mostra, organizzata con il contributo dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Genova nell’anno del Giubileo della Misericordia.

Il direttore del museo di Sant'Agostino Adelmo Taddei, definisce la realizzazione della mostra 'un'avventura che viene da lontano' e alle difficoltà affrontate e superate si riferisce Clario Di Fabio quando parla di sfida vinta per le quelle che non esita a definire ‘le due madri’ di questa mostra: Loredana Pessa che "con pervicacia e decisione ha saputo superare tutti gli ostacoli che via via si frapponevano tra lei e il raggiungimento del’obiettivo" e Elisabetta Agostino ilche, insieme alla squadra allestimento mostre,  "ha vinto la sfida di un allestimento in una location difficile quanto affascinante". 

La mostra che, come ha evidenziato Di Fabio, è stata realizzata con risorse, finanziarie e umane, interne al Comune di Genova e con alcune collaborazioni esterne, resterà a Sant'Agostino fino al 26 giugno.

Vincenzo Tiné, soprintentendente ai beni archeologici della Liguria, si è detto soddisfatto di questa seconda collaborazione con il Comune di Genova: è tuttora in corso, a Palazzo Reale, la mostra sulla archeologia ligure. "Le due mostre si parlano - dice Tinè - Genova è una delle città dove si fa archeologia urbana in maniera più intensa. Questa mosta è importante per capire l’exploit di Genova come grande capitale del medioevo, è in quesi primi secoli dopo l’anno mille che avviene la strutturazione della città".

La ricchezza dei genovesi dell'epoca e la loro apertura nei confronti delle culture artistiche dei paesi del Mediterraneo sono testimoniate dal cospicuo corredo da mensa e da cucina degli Embriaci, recentemente venuto alla luce nel sito che ospitava la loro dimora e per la prima volta esposto al pubblico. Ceramiche e vetri provenienti in gran parte dal mondo islamico e dai territori dell'Impero Bizantino rivelano l'alto tenore di vita e i gusti raffinati del ceto dominante della Repubblica, vera e propria “porta” tra Oriente e Occidente.

A questo tema è ispirata la sezione d’arte islamica e bizantina, nella quale, grazie alla collaborazione della Fondazione Bruschettini per l'Arte Islamica e Asiatica, sono esposte importanti ceramiche persiane, manufatti in metallo e alcuni preziosi e rarissimi tessuti provenienti dall’Egitto e dalla Spagna islamici, per proporre al pubblico una panoramica di quanto affluiva nel capoluogo ligure e delineandone una fisionomia unica e irripetibile tra le altre città europee.

"Si diceva 'genuensis, ergo mercator'  - commenta l'assessore Boero - ma la mercatura, la dimensione commerciale, era una dimensione anche culturale che apriva spazi e questo significò non aver paura di misurarsi con gli altri, ma integrarsi, essere un porto aperto. Davvero, se non abbiamo memoria e occhi per vedere il passato, non possiamo coniugare il futuro".

A latere della mostra  un ciclo di conferenze e un convegno internazionale organizzato dalla facoltà di architettura il 27 e 27 maggio.

Ai visitatori della mostra sarà offerta la possibilità di accedere, con un biglietto cumulativo, al Museo del Tesoro della Cattedrale e al Museo Diocesano, che completano e integrano il percorso della mostra.

info www.visitgenoa.it

La mostra è stata realizzata dal Comune di Genova, Settore Musei e Biblioteche in collaborazione con la Soprintendenza Beni Archeologici della Liguria e l'Università di Genova, con il contributo di Archivio di Stato di Genova, Fondazione, Bruschettini per l'Arte Islamica e Asiatica, e con le sponsorizzazioni di Coop Liguria -  Iren -  Genova Post (media sponsor), Coop Culture (Società cooperativa culture), Zoe – Gestione Servizi Culturali Scarl. La realizzazione della mostra è stata inoltre resa possibile da SAAR Depositi Portuali Spa, Siat Assicurazioni, Paul Wurth Italia Spa.
18 marzo 2016
Ultimo aggiornamento: 21/03/2016
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