Beni confiscati alla mafia: dalla criminalità alla società civile

Serviranno a riqualificare il centro storico. Un percorso faticoso durato molti anni tra grandi difficoltà burocratiche. I locali verranno assegnati ad associazioni che ne faranno richiesta attraverso apposite convenzioni. Da sede del degrado a esempio di coinvolgimento attivo della società civile

Testo Alternativo
Undici beni immobiliari sequestrati alla mafia sono entrati a far parte del patrimonio civico. La delibera di Giunta, proposta dall'assessore a legalità e diritti Elena Fiorini, insieme all'assessore alle attività produttive Emanuele Piazza, è stata approvata nel pomeriggio di ieri dal Consiglio Comunale.  

Si tratta, nella maggior parte dei casi, di locali a piano strada, i cosiddetti "bassi", usati soprattutto per prostituzione e affittati ad immigrati irregolari, situati nel triangolo più problematico del centro storico, tra Maddalena, Soziglia e Caricamento.

Questo primo lotto di immobili, che fa parte dei 115 locali confiscati dai Carabinieri alla famiglia siciliana Canfarotta nel 2009 e che non presenta particolari esigenze di ristrutturazione, potrà essere assegnato, in tempi brevi, alle associazione che ne faranno richiesta, attraverso apposite convenzioni o concessioni a titolo gratuito.

Lo scopo del Comune di Genova, che si è candidato a gestire, laddove possibile, questo immenso patrimonio immobiliare, è quello di immettere in quei locali attività e funzioni sane, destinate a ospitare, per quanto riguarda il piano strada, sedi commerciali e associative e, nel caso di appartamenti, alloggi per studenti e sociali, compresi gli alberghi diffusi.

Dieci degli immobili in questione si trovano nel Centro Storico (via Macelli di Soziglia 4/2, via Canneto il Curto 25R, Vico Trogoletti 112R, via della Maddalena 25R, Vico del Duca 3R e 116R, vico delle Vigne 10R, Piazza San Giorgio 10R e 32, vico dei Luxoro 23R) mentre l'undicesimo è situato via Stefano Canzio 4/1 a Sampierdarena.
15 febbraio 2017
Ultimo aggiornamento: 15/02/2017
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