L’ombelico dell’altro mondo
Da Genova si può ricominciare

La firma di Repubblica traccia un filo rosso che collega i fatti del luglio 2001 ai movimenti di protesta dei nostri giorni. Molto è cominciato da Genova e da qui le tessere del mosaico si possono ricomporre

Testo Alternativo
Dieci anni dopo, Genova ritorna ad essere l’ombelico dell’altro mondo. Di un mondo che è ancora possibile, di un nuovo mondo che oggi è più che mai necessario: subito, prima che sia troppo tardi. L’anniversario del G8 coincide con l’alba di un primo giorno che assomiglia maledettamente a quello del 21 luglio 2001. Quando lungo le strade del capoluogo ligure sfilarono pacificamente trecentomila persone, prima che la guerriglia urbana trasformasse in tragedia quello che doveva essere un pomeriggio di festa. Dieci anni fa, sembra ieri. Un popolo che era un mosaico di identità e di istanze, così lontane ma così vicine: nel nome del’annullamento del debito dei paesi terzomondisti e di una nuova visione dell’economia globale, diversa da quella delle multinazionali e dal neoliberismo imperante.

Erano in trecentomila, a Genova: quel popolo altermondialista che nel forum di Firenze, due anni più tardi, avrebbe trovato la sua consacrazione ma anche il suo ultimo appuntamento, prima di sparpagliarsi vittima anche e soprattutto della contrapposizione tra Occidente e Islam che - forse non a caso - era stata trasformata nel nuovo interrogativo globale. Adesso quelle forze, quelle identità e quelle istanze si sono ritrovate: forti però di dieci anni di esperienze compiute in maniera indipendente. Perché, come spiega Alberto Zoratti – un biologo specializzato nella cooperazione internazionale che è tra gli organizzatori di questo nuovo appuntamento genovese – “il contesto è diverso: perché adesso la gente vuole stare insieme e vivere in un modo diverso. Responsabile. Non solo attraverso la partecipazione ai cortei, ma con una coerenza nello stile di vita. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Basti pensare che i cosiddetti gruppi di acquisto solidale in Italia sono 850, il doppio quelli informali, e che ognuno di loro coinvolge nuclei di trenta-quaranta famiglie”.

Molto è cominciato proprio da Genova, e da Genova può ricominciare. Ostinatamente altruiste, le tessere del mosaico si ricompongono. E sono il popolo del referendum e i No Tav, il mondo cattolico e quello laico, studenti, operai e missionari, comitati per l´acqua pubblica, reduci delle recenti rivoluzioni nordafricane e ‘indignados´spagnoli. “Nella volontà di costruire uno spazio che può essere riempito di contenuti da chiunque abbia la volontà di farlo”, ha spiegato Raffaella Bolini dell’Arci nazionale. “Uno degli obiettivi è proprio quello di ricostruire quella rete internazionale che avevamo cominciato a tessere proprio a Genova”. Attraverso un’agenda globale che ha come prossimo obiettivo il forum mondiale altermondialista in programma alla fine del 2013 in Maghreb: forse a Tunisi, oppure in Egitto. Proprio nei mesi successivi a quel G8 di dieci anni fa, l’Argentina per prima rinegoziava il suo debito con l’estero. Un debito che l’Ecuador si è successivamente rifiutato di pagare.

Molto resta da fare, ma si può ricominciare proprio da Genova e guardando alle inevitabili rivoluzioni nordafricane, che poi sono anche le nostre. Perché un altro mondo è ancora possibile.
Genova, 20 luglio 2011
Ultimo aggiornamento: 22/07/2011
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