Guido Rossa, il ricordo in via Fracchia
Vincenzi: «La sua morte risvegliò coscienze»

Sentito ricordo del sindacalista ucciso il 24 gennaio 1979 dalle Br, a pochi metri da casa, dove oggi sorge un cippo commemorativo, davanti a cui si è riunito un centinaio di cittadini. Tra questi: sindaco, questore e numerosi giovani

Via Fracchia, a pochi metri dai giardinetti in cui ogni pomeriggio si ritrovano i bambini di Oregina, un frammento di roccia recita: “Guido Rossa, operaio sindacalista qui caduto il 24 gennaio 1979 colpito da nemici della libertà e della Repubblica. Esempio di valore civile”. Basterebbero queste poche parole a ricordare la memoria di un operaio che, 33 anni fa, perse la vita per mano di un commando brigatista. Guido Rossa, uomo di fabbrica e di lotta, fu ucciso a pochi metri da casa per aver denunciato il diffondersi di infiltrazioni nella “sua” Italsider.

Quello di via Fracchia è senza dubbio uno dei momenti più sentiti tra le numerose celebrazioni del sindacalista, reso ancora più significativo dalla presenza di una ventina di giovani alunni dell’Istituto Comprensivo Oregina, che ogni anno dedica una borsa di studio alla sua memoria.

Il primo a ricordare il valore del sacrificio di Rossa è stato Michele Razeti, presidente del Municipio I Centro Est, che ha posto l’accento sul «coraggio di non girarsi dall’altra parte. Una coerenza pagata con la vita». Una testimonianza che lo stesso Razeti ha messo in stretta connessione con quelle che si celebreranno a Genova il 17 marzo prossimo, XVII Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafie, promossa da Libera.

Anche Marta Vincenzi ha sottolineato l’importanza di non dimenticare l’insegnamento di Guido Rossa: «Il lavoro era la sua vita e la sua morte fu causata proprio dal grande coraggio di denunciare infiltrazioni illegali all’interno della sua fabbrica, l’Italsider. Impossibile prescindere da questa testimonianza in una città che ha il cuore operario».

Il sindaco si è rivolto poi ai ragazzi: «Le complesse emozioni di chi ha vissuto quei giorni sono impossibili da dimenticare. Era a rischio il futuro della democrazia. Allora c’erano molti giovani che non si schieravano né con lo Stato, ritenuto inadeguato a rispondere alle esigenze della società, né con le Brigate Rosse. Ma solo dopo la brutale uccisione di Guido Rossa fu chiaro a tutti che le azioni delle Br non potevano avere nulla a che fare con gli ideali di chi aveva a cuore il popolo e la democrazia. Per molti si trattò di un brusco risveglio delle coscienze e il fatto che ciò avvenne solo in seguito a un omicidio è un macigno che ancora oggi pesa tantissimo».

Cogliendo lo spunto dalla massiccia presenza dell’Anpi Oregina, il primo cittadino ha evidenziato la differenza i partigiani e i brigatisti: «Le azioni di commando della lotta partigiana anche nella nostra città furono giustificabili perché allora si combatteva una guerra per liberarci da una dittatura, per riportare in alto i valori del popolo e della democrazia, arrivando alla stesura di una Costituzione che ancora oggi ci guida all’insegna della non-violenza. Chi ha ucciso Guido Rossa, invece, metteva in seria discussione questi valori e non poteva certo fingere di farlo in nome del popolo e della democrazia».

Anche il segretario regionale del PD, Lorenzo Basso, si è rivolto agli studenti ricordando che «il vero significato della memoria non può che essere la sua trasmissione a chi non ha vissuto quei giorni. Dopo l’assassinio di Guido Rossa la gente iniziò finalmente a capire chi era dalla parte del giusto».

Un centinaio i cittadini presenti, soprattutto abitanti della zona e amici di Rossa. Tra la gente e le bandiere - rosse, del sindacato e del partito, e tricolori dell’Anpi - anche il questore di Genova Mario Mazza e la vedova del sindacalista, Maria Silvia Carrara. Assente, invece, la figlia Sabina, chiamata a ricordare la testimonianza del padre a Firenze. 
Genova, 24 gennaio 2012
Ultimo aggiornamento: 25/01/2012
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