Genova verso “Smart Metropolitano”
Si costruisce la rete dei Comuni Seap

Convegno in Provincia con gli amministratori pubblici che hanno aderito al Patto dei Sindaci: l'Associazione Smart City potrebbe allargarsi alle realtà del territorio in una rete di amministrazioni, imprese, centri di ricerca, in vista degli stanziamenti per i nuovi progetti. Vincenzi: «Cambiare la pubblica amministrazione»

Fra le azioni “virtuose” condotte da alcuni della ventina di Comuni genovesi che hanno affrontato l'esperienza dei Seap (i Piani di azione per le energie sostenibili presentati alla Commissione Europea nell'ambito dei programmi di Smart City) con il coordinamento della Provincia e l'aiuto degli esperti del Muvita di Arenzano, ci sono 36 mila tonnellate/anno di emissioni CO2 evitate. Oppure il 7% medio di consumi elettrici e termici in meno riscontrati in 200 famiglie monitorate nell'ambito di un programma di educazione ambientale. E 178 sono le azioni contenute nei 9 Seap approvati, e riguardano molti ambiti di intervento: dalle energie rinnovabili alla mobilità, dall'acquisto di energia all'illuminazione pubblica alla gestione dei rifiuti: il valore totale degli interventi è di 18,5 milioni di euro (ma il potenziale è di 200 milioni di interventi).Tanto per dire.

E la Provincia di Genova si è distinta, seconda in Italia dopo Siena – come ha informato il Presidente Repetto – ad avere certificato il bilancio energetico. E a predisporre – consultabile in rete - l'inventario delle emissioni di Co2 in atmosfera dei singoli Comuni, uno strumento previsto dalla Ue che confluisce nei Seap e costituisce la baseline su cui costruire gli interventi. Fra i vari strumenti, anche una newsletter, che fa circolare fra tutti i Comuni le informazioni dalla Commissione europea.

Ma ora nonostante il grande lavoro svolto nell'ultimo anno, e di fronte da un lato al clamoroso successo ottenuto dal Comune di Genova (3 progetti su 3 approvati e finanziati con 600 milioni di euro, unica città europea a vantare un simile primato, tanto da essere citata a Bruxelles come esempio da seguire) e dall'altro ai 700 milioni di euro stanziati dal governo per rimettere in pista i Comuni del Centro-nord (altri 400 milioni andranno a quelli del Sud) per rinnovare l'esperienza della “sostenibilità” con bandi per la realizzazione di nuovi progetti Smart City annunciati nei giorni scorsi dal ministro Profumo, questo “modello" non regge più. Per fare il gran salto bisogna coordinarsi con chi in questo momento è considerato il migliore sulla piazza e agire tutti insieme in una logica di “città metropolitana”.

Questo il senso del convegno “Dal Patto dei sindaci a Smart City” che si è svolto nel pomeriggio fino a sera nella Sala della Provincia di Genova aperto dal presidente Alessandro Repetto: da una parte coloro che hanno lavorato concretamente su Smart City (per il Comune di Genova il sindaco Marta Vincenzi, il vice sindaco e presidente dell'Associazione Smart City Paolo Pissarello, l'assessore al Seap Pinuccia Montanari, la direttrice di settore Sara Liga; per la Provincia l'assessore al Patto dei sindaci Alberto Corradi; Dario Miroglio, e poi la preside della facoltà di ingegneria e presidente del Comitato scientifico dell'Associazione GSC Paola Girdinio, Maria Fabianelli di Are Liguria,  Marco Castagna della Fondazione Muvita e Gloria Piaggio, segretaria dell'Associazione GSC); dall'altra molti rappresentanti dei 19 Comuni che hanno aderito, assieme al capoluogo, al Patto dei sindaci pur senza ottenere finanziamenti europei (Arenzano, Campo Ligure,Camogli, Casarza Ligure, Cogoleto, Davagna, Lavagna, Leivi, Masone, Mele, Montoggio, Moneglia, Neirone, Recco, Rossiglione, Serra Riccò, Tiglieto, Tribogna, Uscio).

Da qui la proposta di Paolo Pissarello di costituire al più presto un tavolo operativo – magari presso lo stesso Muvita – per verificare se l'Associazione Smart City sia lo strumento giusto per allargare la base societaria (oggi ospita i soci fondatori e soprattutto una sessantina di grandi, piccole e medie imprese che partecipano con i loro progetti e i loro investimenti alla realizzazione dei progetti “Smart”) ai Comuni per diventare il “braccio operativo” di un territorio metropolitano che abbia Genova e i suoi contatti europei come “capogruppo” capace di guidare i nuovi processi necessari per mantenere e bissare i successi raggiunti. Quindi il convegno è diventato un “momento ponte” verso un nuovo incontro programmatico e soprattutto “costitutivo”.

Dal sindaco Vincenzi, la quale ha tracciato i punti chiave che hanno portato all'en plein del Comune (la collaborazione decisiva con l'Università di Genova, la capacità di fare “rete” sia con le istituzioni cittadine sia a livello europeo), alcuni suggerimenti sulla base dell'esperienza fatta. Innanzitutto non pensare che il progetto Smart City sia il solito progetto europeo da affrontare con un po' di buone idee ben esposte e spedite alla Commissione con lo scopo di recuperare facilmente un po' di finanziamenti. «Noi dobbiamo passare dal Patto dei sindaci - ha detto – a una Smart Community e questo vuol dire che bisogna avere ben chiaro un primo concetto: chi amministra le città oggi può essere promotore di sviluppo, ruolo di cui siamo stati privati in questi anni. Noi dobbiamo avere chiaro che il cambiamento urbano è alla base del cambiamento dell'organizzazione delle città, che determina una trasformazione dei comportamenti nostri e dei cittadini e quindi del cambiamento della qualità della vita. O c'è questa consapevolezza a muovere le nostre azioni o quello che facciamo non è smart. Mettiamoci in rete, facciamo sentire forte la nostra voce e la nostra capacità di determinare il cambiamento. L'Europa non vuole parole, vuole fatti, che siano misurabili, ripetibili, che abbiano le caratteristiche della sperimentazione e siano concreti, e che i progetti che proponiamo possano essere poi riprodotti in altre realtà.
Io sono orgogliosa del fatto che oggi abbiamo un governo che quando parliamo di smart city non ci guarda con gli occhi rotondi ma sa di che cosa parliamo e apprezza il lavoro che abbiamo fatto e ci ha posto all'avanguardia in Europa. La nostra sfida è adesso passare da Smart City a Smart Metropolitano, in un'ottica di Smart Italy. Mantenendo il rapporto non solo con l'Università, ma aprendone altri con centri di ricerca, come il Cnr, l'IIT e  altre realtà che aprano prospettive di rete. Ma soprattutto è necessario che le amministrazioni pubbliche cambino al loro interno, si trasformino in senso “smart”, siano capaci di riformare i processi affrontando un lavoro lungo e difficile, ma necessario se davvero si vuole essere coerenti nella pianificazione di un lavoro che dia risultati all'altezza di quello che promettiamo con questi progetti».
Genova, 8 marzo 2012
Ultimo aggiornamento: 08/03/2012
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