Controlli antimafia su tutti i lavori pubblici
Firmata l’intesa tra Comune e Prefettura

L’accordo allarga le sperimentazioni già maturate a partire dal settembre 2010. Un programma informatico consentirà di verificare la reale provenienza di personale e mezzi di ogni ditta appaltatrice, che dovranno essere comunicati  settimanalmente

Il prefetto Musolino e il sindaco Vincenzi firmano il protocollo
Il prefetto Francesco Musolino e il sindaco Marta Vincenzi hanno sottoscritto un nuovo protocollo a tutela della legalità per la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. Un’intesa rinnovata che estende a tutti i lavori pubblici appaltati dal Comune le positive sperimentazioni già maturate nei cantieri riguardanti il piano straordinario delle manutenzioni del 2010, per circa 20 milioni di euro.

L’unità d’intenti delle due istituzioni su questo tema, era già stata sottolineata nel settembre scorso, quando fu siglato un accordo del tutto simile per i lavori di riqualificazione urbana realizzati da Tursi. Con le firme odierne, le misure vengono estese a tutte le opere pubbliche comprese nel piano triennale dei lavori, nonché in quello annuale per il 2012.

Due i punti più interessanti dell’accordo, sottolineati dal prefetto Musolino. Il primo riguarda una serie di eccezioni, in senso restrittivo, alla normativa nazionale sull’antimafia: per tutte le prestazioni ritenute sensibili e più permeabili al condizionamento criminale (come il movimento terra e la fornitura di bitume e calcestruzzo), viene infatti sostanzialmente abbassato il limite al di sopra del quale è necessario che l’appaltatore acquisisca le informazioni obbligatorie da parte della Prefettura. Il secondo, invece, consiste nell’attivazione di un costante monitoraggio dei cantieri attraverso un nuovo sistema informatico,  denominato “protocollo Sciamano”, che consentirà di raccogliere in un unico database la calendarizzazione settimanale dei lavori nelle aree cantierali, così come comunicato dalla stessa ditta appaltatrice che dovrà anche dettagliare mezzi e personale con cui le varie opere verranno realizzate. «Una delle principali metodologie di infiltrazione - spiega il prefetto - è una vera e propria sostituzione tra la ditta che vince la gara e quella che invece effettua materialmente i lavori, aggirando così la certificazione antimafia. Per innalzare il livello di contrasto, diventa cruciale il controllo del cantiere stesso. Fino ad ora questo  è stato effettuato solo tramite il sistema degli accessi che, tuttavia, per loro natura possono essere effettuati con una frequenza relativa. Da oggi, ci affidiamo anche a questo strumento informatico che verificherà la reale appartenenza dei mezzi e del personale che effettuerà i lavori ogni settimana, così come indicato dalla ditta titolare e segnalerà le eventuali situazioni giuridicamente rilevanti».

Un’esperienza mutuata dal Comune di Reggio Calabria, dove peraltro risiede il server del software, attivo da tre anni e in continuo aggiornamento, utilizzato ad esempio per controllare gli appalti della Salerno – Reggio Calabria e di altre importanti infrastrutture del Sud Italia. Ed è proprio a partire dalla base dei dati raccolti dal sistema che verranno mirati i controlli delle forze di polizia. Un sistema di controllo incisivo e concreto che si aggiunge, dunque, alla certificazione antimafia, che rappresenta un aspetto più formale, e ai controlli sul campo anche attraverso il nuovo formato light, inaugurato dalla prefettura a luglio: controlli più snelli e più frequenti, solo a cura delle forze di Polizia, senza coinvolgere necessariamente anche la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate e tutti gli organismi preposti ai controlli sul lavoro.

«Su questo tema - ha detto il sindaco, Marta Vincenzi - dobbiamo avere la consapevolezza che ci giochiamo la capacità di rendere concreta la lotta per la legalità e quindi per lo sviluppo, perché le due questioni sono collegate. La nostra città ha sicuramente ottimi anticorpi democratici ma dobbiamo essere consapevoli della necessità di innalzare i livelli di guardia. E in questo senso oggi fissiamo un importante salto di qualità, dopo le esperienze iniziate nel settembre 2010». Il primo cittadino sostiene poi la necessità di un rafforzamento delle normative nazionale: «Naturalmente, questo non è uno strumento con cui si possa alterare la legislazione italiana. In ogni caso, gli accordi che stringiamo su base locale non mettono mai in discussione gli elementi a cui devono attenersi tutte le amministrazioni. Sicuramente, io sono tra coloro che sottolineano la necessità di un restringimento delle maglie a livello centrale. Ma, in questo caso, la battaglia va fatta in Parlamento». Maglie che, almeno a livello locale, vengono senza subbio ristrette dall’accordo odierno. «Riconoscere il rischio di infiltrazioni - ha sottolineato il sindaco - è il salto culturale più importante. Sono contenta che ci siamo finalmente arrivati, anche se andava fatto prima.  È almeno dal 2009 che dico queste cose e sono rimasta a lungo inascoltata».

«Le associazioni mafiose - conclude il prefetto Musolino - sanno sfruttare le caratteristiche dei vari territori per massimizzare i propri interessi. Ad esempio, nel nostro territorio non riescono ad avere quel controllo che indubbiamente hanno in altre parti d’Italia, dove agiscono più tranquillamente. Qui si tengono sotto traccia, ma non vuol dire che esistano zone che possano ritenersi completamente esenti. Va sottolineato però che difficilmente sul questo territorio arriveremo ad avere le presenze oppressive ed evidenti che caratterizzano  altre realtà: i liguri e i genovesi, in particolare, non mi pare possano piegarsi a logiche di questo genere. Tuttavia, proprio per questo non bisogna correre il rischio di sottovalutare le possibilità di infiltrazione che mirino a intaccare il mercato legale, del lavoro e dell’economia».
Genova, 17 gennaio 2012
Ultimo aggiornamento: 15/03/2012
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