Centrale del Latte: il 4 luglio
tavolo di confronto a Roma

La Commissione consiliare sullo Sviluppo economico discute le ipotesi per contrastare la chiusura della storica azienda di Fegino. Oddone: «Se l’azienda non farà un passo indietro studieremo insieme a Regione e Cgil Cisl e Uil soluzioni alternative locali»

Foto di Michele Luna
La Commissione consiliare sullo Sviluppo economico si è riunita nel pomeriggio per discutere la situazione della Centrale del Latte di Fegino. Assenti le organizzazioni sindacali, impegnate in un incontro sullo stesso argomento con i parlamentari liguri, l’assessore allo sviluppo economico, Francesco Oddone, ha confermato che la Giunta: «E’ totalmente in sintonia con le organizzazioni sindacali, poiché la decisione della Parmalat non fa giustizia della capacità produttiva dell’azienda genovese». Più che di Parmalat, precisa l’assessore, si dovrebbe parlare di Actalis, la multinazionale francese da un anno proprietaria del marchio emiliano.

I vertici dell’azienda d’oltralpe non hanno fatto mistero che il loro piano industriale di ristrutturazione e riorganizzazione non comprende la Centrale del Latte di Fegino destinata a chiudere. La richiesta delle organizzazioni sindacali è quella di aprire un tavolo di confronto locale, per verificare la sintonia di tutti gli enti. «Domani pomeriggio – continua Oddone – insieme alla Regione Liguria incontreremo Cgil Cisl e Uil, anche alla luce del loro incontro odierno con i parlamentari liguri». Il tavolo avrà il compito di preparare una piattaforma da presentare al Ministero delle Attività Produttive a Roma il 4 luglio. In quella sede si parlerà anche della Centrale del Latte di Fegino, quale unico sbocco per le stalle che insistono nella provincia di Genova, che con questo taglio drastico verrebbero a chiudere.

Allora, ipotizza l’assessore, è necessario difendere sino in fondo, con tutti i mezzi, questa filiera produttiva di qualità: «Al di là della giusta lotta – ha concluso l’assessore - che verrà intrapresa, con il nostro sostegno, dalle organizzazioni sindacali, in parallelo dovremo ragionare su delle opzioni alternative, che possano vedere anche un nuovo assetto delle diverse realtà produttive regionali. Va verificata la possibilità di una soluzione alternativa, non più nell’ottica della multinazionale, ma qualcosa di molto più locale, quasi un’operazione a chilometro zero, che consenta di mantenere viva questa tradizione zootecnica dal punto di vista agricolo e produttivo: un aspetto su cui vale la pena lavorare».
genova, 2 luglio 2012
Ultimo aggiornamento: 02/07/2012
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