OGGI IN SALA ROSSA – PROGETTO SOCIALE CHANCE PER TURATI E QUADRIO
Si è svolta in Sala Rossa la riunione di cinque commissioni, I – Affari Istituzionali e Generali, II – Pari Opportunità e Politiche Femminili, V – Territorio, VI – Sviluppo Economico e VII - Welfare «per affrontare da vari punti di vista – come ha detto la presidente Vittoria Emilia Musso – gli sviluppi della vicenda del mercatino via Turati».
L’assessore Elena Fiorini ha presentato il “Progetto Chance”, che prevede - anche prendendo spunto dalle scelte di altre città - un’azione concertata tra forze dell’ordine e privato sociale, tra Prefettura, Questura, Comune e Municipio.
Il progetto, elaborato nell’ambito del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, non consiste nella mera ricostituzione di un mercatino, ma nell’inserimento di persone selezionate in un’attività, temporanea e sporadica, di vendita di oggetti usati, in un contesto da cui le attività illegali saranno tenute rigorosamente fuori. Lo studio del Comitato è partito dalla consapevolezza che il fenomeno dei mercati abusivi è comune a molte città medie e grandi nel mondo, e che la repressione con le forze di polizia è molto costosa e insostenibile. È meglio perciò separare nettamente la parte legale del fenomeno “mercatino” da quella illegale. Le modalità operative potranno mutare nel tempo, seguendo l’evoluzione dei fenomeni, con una particolare attenzione alla riqualificazione delle aree interessate. Negli scorsi mesi, nel momento della maggiore attività turistica, la zona di palazzo San Giorgio, grazie alle attività legate a questo progetto, è stata libera da attività abusive.
Il sindaco Marco Doria ha definito gli aspetti fondamentali di “Chance”: a livello istituzionale, intesa e collaborazione tra le istituzioni, in particolare tra Comune, Prefettura e Questura; a livello operativo «riqualificazione, affermazione di regole, affermazione di regole di legalità».  Fondamentale nel progetto è la separazione tra attività legali e illegali, tra poveri che cercano di guadagnare qualcosa offrendo oggetti usati e delinquenti. «Il commercio illegale non è scomparso, si è spostato in altre zone. Contrastarlo è un compito delle forze di polizia, che è facilitato dalla separazione tra legale e illegale, dal controllo rigoroso di tipo sociale. Le forze dell’ordine possono così concentrarsi meglio sul proprio compito».
L’assessore Emanuela Fracassi ha poi presentato gli aspetti sociali del progetto: contrariamente a quanto si è affermato, non esiste un “registro” di abusivi. Il mercato dell’usato è un’attività tipica di poveri di ritorno, a cui proponiamo un’attività occasionale di commercio di oggetti di scarso valore e la sottoscrizione di un patto che prevede l’adesione a progetti personalizzati di inclusione, perché il commercio ambulante non costituisce l’avvenire dei partecipanti, e il rispetto, pena l’allontanamento dal progetto, di regole precise. L’utilizzo di aree in città è solo temporaneo, mai definitivo. Quando e dove inizierà l’attività concreta dipende dal Comitato, che stabilirà anche le modalità di comunicazione dell’iniziativa.
Per illustrare dettagli tecnici interviene Orazio Brignola, vice presidente della Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro: l’attività è iniziata con la conoscenza, attraverso quasi 200 interviste, delle persone interessate, molte delle quali già conosciute dagli operatori degli sportelli dell’associazione. Sono persone di varie età e cultura, tra cui anche 16 donne, e di varie provenienze, di cui le più frequenti sono Marocco, Senegal e Mali. Ci sono anche due italiani di
origine straniera. Non entreranno nel progetto 38 stranieri senza permesso di soggiorno, mentre il 21 per cento dei partecipanti è in possesso della “carta di soggiorno”, valida in tutta Europa. Nel progetto ci sono regole precise e inderogabili: tutti i partecipanti devono mostrare un cartellino con nome e numero di matricola, possono offrire i loro articoli, piccoli oggetti di poco valore, non nuovi e non rubati, solo negli spazi e  negli orari prescritti; sono proibiti gazebo e ombrelloni e previsti invece, per la definizione dello spazio, drappi colorati che saranno distribuiti; proibito il consumo di alcol e stupefacenti come la violenza fisica o verbale. Il primo obiettivo è di offrire a 250, massimo 300 persone, entro il 31 dicembre, la possibilità di servirsi a turno degli spazi. Si prevede di utilizzare aree piccole, tali da rendere strettamente necessari i turni. Entro la fine dell’anno dovranno essere compiuti da 40 a 50 colloqui di orientamento, perché l’iniziativa non prevede l’istituzione di un ghetto, e saranno avviati percorsi personalizzati.
Simone Leoncini, presidente del Municipio Centro Est, sottolinea il ruolo del territorio: «Abbiamo richiesto da subito la presenza seria e autorevole di operatori sociali del III settore che, insieme alle forze di polizia, hanno un ruolo di garanzia. Con questo progetto il soggetto pubblico assume pienamente il proprio ruolo, che non è di portare opinioni, ma di regolare i fenomeni».
Andrea Boccaccio (M5S) presenta una proposta alternativa di collocazione, in quanto, dice, corso Quadrio non è una sede adatta, per l’opposizione dei residenti che non vogliono perdere posteggi. Inoltre l’area è troppo vicina alla strada; ciò crea problemi di sicurezza. Inoltre l’area è troppo piccola rispetto a quella di via Turati. Il Movimento 5 Stelle propone i giardini vicino al Matitone, che creerebbero meno disagio e sarebbero semplici da presidiare.
Si pronunciano a favore del progetto: Leonardo Chessa (Sel), «è un approccio che riconosce l’umanità delle persone»; Barbara Comparini (Lista Doria), «la città aveva bisogno di un progetto e questo è un progetto serio»; Gianpaolo Malatesta (Gruppo Misto), «uno stop alle attività abusive»; Lucio Valerio Padovani (Lista Doria), «questo progetto mi convince perché coinvolge più soggetti, tra cui il privato sociale, nella ricerca di una soluzione integrata»; Marianna Pederzolli (Lista Doria), «la Federazione ha restituito a tante persone nomi e cognomi, facendoli uscire dalla spersonalizzazione in cui erano relegate dalle strumentalizzazioni»; Antonio Bruno (Fds), «l’emersione dall’illegalità è sempre positiva. I commercianti sono disturbati non da chi vende per strada, ma dalla grande distribuzione».
Si dicono contrari Stefano Balleari (Pdl): «ci sono poveri italiani per cui il Comune non fa nulla», Alessio Piana (Lega Nord), «non si può consentire un’attività del genere fingendo che sia un’attività sociale»; Giovanni Vassallo (Pd) «a titolo personale e pur apprezzando l’onestà intellettuale del sindaco, ritengo che non possiamo tollerare irregolarità amministrative»; Enrico Musso (Lista Musso), secondo il quale non ci sono le risorse per il progetto.
Per Paolo Putti (M5S) «non ci devono essere corsie preferenziali per l’accesso al commercio. Propongo di mettere in atto procedure che favoriscano anche tutti gli altri ambulanti in difficoltà»
La discussione è stata aggiornata e, alla prossima riunione, parteciperà anche l’assessore Emanuele Piazza.
data: 
02/10/2015
Ultimo aggiornamento: 02/10/2015
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