Luce e fascino del “vaso di smeraldo”. Presentato il restauro del Sacro Catino

Torna a Genova, dopo il restauro all'Officina delle Pietre Dure di Firenze, un oggetto simbolo della storia della città. Mercoledì 13 dicembre la presentazione nella Cattedrale di San Lorenzo. Assessore Bordilli: “Genova ritrova nel suo antico splendore il Sacro Catino e ringrazia chi ha reso possibile il restauro”

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Interesse scientifico e fascino di un oggetto-simbolo della storia della nostra città, si incontrano nella cattedrale di San Lorenzo alla presentazione del restauro del Sacro Catino, avvenuta mercoledì pomeriggio alla presenza di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Bagnasco.

È tornato al Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo, dopo i restauri durati quasi due anni all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il manufatto di vetro verde, documentato a Genova dal XII secolo, che in base ad autorevoli fonti sarebbe stato portato nella città in seguito alla presa di Cesarea (1101). Il capo della spedizione genovese, Guglielmo Embriaco, lo avrebbe scelto come parte più rilevante del bottino ritenendo che fosse ricavato da un unico enorme smeraldo. 

Entrato subito fra gli oggetti più preziosi presenti in Cattedrale, Jacopo da Varagine, narratore delle imprese genovesi, lo identificò con il Sacro Bacino utilizzato dal Cristo durante l’Ultima Cena, divenuto così prezioso nel momento del primo miracolo eucaristico e trasformato così nel Graal.

"La sua attribuzione è stata a lungo incerta, in quanto il manufatto veniva riferito alternativamente a una bottega di epoca romana imperiale o a manifattura islamica del IX secolo d.C.", spiega il soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, protagonista del restauro, Marco Ciatti.

“Solo all’inizio del 1800 fu scoperto che il vaso non era di smeraldo ma di vetro - aggiunge Simone Porcinai dell’Officina delle Pietre Dure – e fu allora avanzata l’ipotesi dell’origine bizantina”.

“Le accurate indagini scientifiche - racconta Marco Verità dell’Università Iuav di Venezia - sulla composizione chimica del vetro e sul tecniche utilizzate per l’ottenimento del colore verde “smeraldo”, ci portano a situare l’origine del manufatto tra il III e il XII secolo D.C. in area Mesopotamica, quindi il Catino mantiene ancora alcuni misteri che la scienza non riesce a spiegare completamente”.

A svelare una curiosità che accentua il fascino del Catino è Clario Di Fabio dell’Università di Genova “Rivela la sua natura smeraldina solo se è trapassato dalla luce, illuminato dall’alto diventa nero”.

Quando restauratori, storici, funzionari dell’Opificio delle Pietre Dure, chimici, esperti di vetri antichi hanno ripercorso le vicende di questo pezzo inestimabile, ha preso la parola Sua Eminenza il Cardinale Angelo Bagnasco che, dopo i ringraziamenti al Comune di Genova, all’Opificio delle Pietre dure, a Wurth “e a tutti coloro che con tanta passione hanno lavorato per il restauro” ha sottolineato il significato della Cattedrale come “luogo di incontro anche civile, luogo che porta la memoria di una storia civile e di una storia ecclesiale che hanno camminato insieme” senza separazione pur nella distinzione “perché tutti in quanto cittadini e in quanto credenti, desideriamo il bene della comunità intera”.

(articolo in aggiornamento)
13 dicembre 2017
Ultimo aggiornamento: 14/12/2017
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