Lunedì 13 aprile. Convegno 2015, scuola cooperazione e solidarietà internazionale a Palazzo Tursi

13/04/2015 - 18:28

Nel 2000 tutti i 191 stati aderenti all’Onu si sono impegnati a raggiungere entro il 2015 otto obiettivi, i Millennium Development Goals: meno fame e povertà, più istruzione, maggiore parità di genere, riduzione della mortalità infantile, miglioramento della salute materna, lotta alle malattie endemiche - quali HIV e malaria - e aumento delle garanzie di sostenibilità ambientale.

Questo è l’anno in cui tirare le somme, in cui  guardare allo stato dell’arte per vedere cosa ancora resta da fare e, considerando la realtà di tutti i giorni, di strada da percorrere ce n’è ancora tanta.

«Questo di oggi deve essere un momento di riflessione sulla cooperazione allo sviluppo intesa come il nostro modo di rapportarci al mondo – ha detto il sindaco Marco Doria nel suo saluto ai ragazzi degli istituti scolastici superiori Piero Gobetti, Bernardo Marsano, Italo Calvino, Convitto Nazionale Colombo presenti lunedì 13 aprile all'evento ospitato nel Salone di rappresentanza – pensando in particolare al tema dell’immigrazione».

Come sottolineato da Marco Doria, nel mondo siamo 7 miliardi di persone che vivono in maniera assolutamente diversa per istruzione, capacità di reddito, salute. Per misurare il benessere si usa il dato del PIL pro capite, si passa dalle migliaia di dollari di paesi del mondo industrializzato alle poche centinaia dei paesi in via di sviluppo (Africa in testa). «Questo dato, ha continuato il sindaco, non indica solo la capacità di spesa, ma sopratutto la possibilità di accedere a cure di qualità, ad avere una buona istruzione. Insomma, una migliore qualità della vita».

Ci sono nazioni dalle quali si deve scappare perchè c'è la guerra, da altre per la fame e l’impossibilità di vedere un futuro. «Cooperazione vuol dire pensare a mettere in atto azioni di aiuto per queste persone – suggerisce Doria – perché anche noi siamo stati emigranti: nell’800, nel secondo dopoguerra. In Italia ci sono immigrati, ma sempre meno che nel resto d’Europa. E’ nostro dovere come adulti dare risposte oggi a questo problema, ma nelle vostre mani di giovani è la responsabilità della costruzione della società in cui vivrete, sta a voi decidere se ci sarà odio oppure tolleranza».

E Yaya, un ragazzo di 18 anni del Gambia ospite a Genova del Collegio S.Giovanni, una struttura per richiedenti asilo, ha raccontato ai suoi coetanei cosa sono stati i sei mesi di viaggio dalla sua terra all’Italia: paura, fame, la continua ricerca del denaro per pagare i passaggi e, una volta arrivato a Tripoli, l’imbarco su uno dei tragici barconi che portano in Sicilia. Centinaia di persone in balia del mare, di notte, senza una bussola, con la sola indicazione di «andare dritti – racconta – perché non c’erano neanche gli scafisti», Gli ultimi tre giorni di incubo, poi la salvezza, l’inizio di una nuova vita.

Hanno partecipato all’evento - organizzato da Forumsad Italia per la Cooperazione internazionale, con il patrocinio di Comune di Genova, Università di Genova e Alto Commissariato Onu per i rifugiati Unhcr con Ufficio scolastico regionale Liguria, Fondazione Albero della Vita, Fondazione Reach Italia, Fondazione Compassio, Coop Liguria, Istituti scolastici superiori Piero Gobetti, Bernardo Marsano, Italo Calvino, Convitto Nazionale Colombo e condotto da Corrado Oppedisano di ForumItalia per la cooperazione Internazionale - Rosaria Pagano, direttore Ufficio regionale scolastico Liguria, Gaetana Feniello, dirigente scolastica istituti Gobetti e Marsano, Paolo Cortigiani, rettore Convitto Colombo, Cristina Ighina, dirigente scolastica istituto Calvino, Franco Manti, docente Università di Genova, Paolo Malerba, docente Convitto Colombo, Giacomo Romano, Fondazione Compassion, Carlo Schino, Fondazione Reach Italia, Ivano Abbruzi, Fondazione Albero della Vita.









Il sindaco Marco Doria
Ultimo aggiornamento: 13/04/2015
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