Sindaco Doria: «Gli "ansaldini" e i morti nella strage di Portella martiri della libertà e della dignità del lavoro»

Dedicata anche al ricordo dei caduti di Portella della Ginestra la celebrazione per il 25 aprile allo stabilimento Ansaldo Energia di Campi. Sono intervenuti alla cerimonia, che si è tenuta mercoldì 19 aprile, il sindaco Marco Doria, il presidente dell'Anpi Massimo Bisca e Ivano Bosco, segretario generale della Camera del Lavoro

Testo Alternativo
La celebrazione del 25 aprile allo stabilimento Ansaldo Energia di Campi, è stata dedicata, oltre che agli operai della fabbrica caduti durante l'occupazione nazifascista, anche al ricordo dei morti di Portella della Ginestra.

Come i partigiani e gli anti fascisti, uccisi o deportati prima della liberazione dell’Italia, così i braccianti e i sindacalisti, falcidiati dalla banda criminale di Salvatore Giuliano nelle campagne siciliane il 1° maggio 1947, sono martiri della libertà e della dignità del lavoro.

Serafino Petta, 91 anni, protagonista e testimone di quella tragica giornata, racconta con semplicità la vicenda. La strage di Portella della Ginestra fu la prima strage di stato, la reazione tremenda del potere mafioso contro i lavoratori in lotta per le terre incolte.

Sotto il capannone dello stabilimento di Campi, insieme ai lavoratori ansaldini, ha assistito alla celebrazione un gruppo di studenti delle scuole superiori genovesi.

«Voi a Genova - ha ricordato Petta - cominciaste la Resistenza, noi in Sicilia cominciammo la lotta al latifondo. Sotto il fascismo fu il capo della mafia a diventare sindaco di Piana degli Albanesi e fu lo stesso Mussolini, incontrandolo durante la visita all’isola, a dimostrare il suo sostegno e la sua approvazione».

La cerimonia è proseguita con un corteo che ha percorso i viali interni della fabbrica per rendere omaggio alle lapidi che ricordano i caduti per mano nazifascista.

«Di fronte al loro ricordo – ha affermato il sindaco Marco Doria – mi viene da pensare alla loro scelta. Avrebbero potuto imboscarsi, come molti fecero o disinteressarsi, e invece scelsero di essere antifascisti. Significava essere contro il razzismo, essere contro la guerra, essere contro la dittatura, essere per la libertà. E mi viene da pensare a noi oggi. Anche per noi è importante essere antifascisti, contro il razzismo, contro la guerra, per la libertà».
19 aprile 2017
Ultimo aggiornamento: 19/04/2017
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