I messaggi urbani nell’arte di Maurizio Nazzaretto a Palazzo Ducale

La mostra “L’ultimo spenga la luce” nel salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale propone diciotto lavori, tra bassorilievi in legno di grandi dimensioni e installazioni ambientali, realizzati dall’artista Maurizio Nazzaretto tra il 2015 e il 2016; Inaugurata dal Vicesindaco Stefano Bernini alla presenza del Presidente della Fondazione la cultura Luca Borzani, del Presidente dell’Accademia Ligustica di Belle Arti Giuseppe Pericu e della Curatrice Sandra Solimano rimarrà allestita fino al 28 agosto. Nello spazio46 (vicino alla biglietteria), fino al 30 luglio, sono ospitate alcune sculture realizzate dall’artista negli anni 70-80 e provenienti da collezioni private

una scultura di Nazzaretto
Maurizio Nazzaretto, commenta Stefano Bernini, “è da sempre attivo nel dare modo ad altri di trovare spazio e  comunicazione tramite l’arte, così come è da sempre impegnato nella contaminazione fra arte, scultura, pittura, musica e la scenografia. La mostra allestita a Palazzo Ducale “L’ultimo spenga la luce”, in qualche modo vuole essere uno specchio della città, tramite l’ironica e disillusa visione della realtà e della condizione umana che è da sempre la cifra del suo lavoro”.
 
La mostra, con l’allestimento realizzato appositamente per il Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, progettato dallo studio di architettura Go-Up in collaborazione con l’Accademia Ligustica di Belle Arti e la partecipazione del Comune di Genova,  presenta 18 lavori, tra bassorilievi in legno di grandi dimensioni ( 2 m. x 3 m.) e installazioni ambientali, realizzate da Maurizio Nazzaretto tra il 2015 e il 2016, propone una ironica e disincantata metafora della condizione umana. Argomenti che da sempre sono i temi centrali nel lavoro di Nazzaretto.
 
“Quando due anni fa Maurizio Nazzaretto inizia a lavorare sulle opere esposte ora a Palazzo Ducale”, afferma Sandra Solimano, “ha ormai portato a compimento il processo di metabolizzazione dell’esperienza africana e, superando i riferimenti troppo espliciti a quella specifica situazione, ritorna a parlare di un noi collettivo e globalizzato, pur continuando a utilizzare un materiale povero e antico come il legno”.

Così dopo un decennio, l’artista Maurizio Nazzaretto, ritorna nella sua città con una grande mostra negli spazi di Palazzo Ducale. Un percorso artistico intenso, iniziato come scenografo teatrale, creando gli allestimenti di varie rappresentazioni, tra cui “Teste Tonde, Teste a Punta” di Bertolt Brecht, per continuare con la pittura e la scultura. Alcune sue opere sono esposte a Malmoe in Svezia, a Lugano, in Svizzera e a Miami negli Stati Uniti. In Italia, si ricordano le mostre negli spazi industriali dell’Italsider di Genova, dell’Olivetti a Ivrea e alcune esposizioni in gallerie d’arte di Genova, Torino, Milano, Venezia e Firenze.

Nel 1992 allestisce decine di bronzi ai parchi di Genova Nervi e al Porto Antico dove realizza “Il Coro”, una grande opera del diametro di 12 metri, oggi visibile a Canniggione, in provincia di Sassari. Negli anni seguenti Nazzaretto, che nel suo lavoro ha sempre cercato di costruire ponti fra diverse culture e tradizioni ha allestito diverse mostre tra le quali una al Museo d’arte contemporanea di Genova, “Nuovi Generi di conforto” (1997), ampliata e rivisitata l’anno dopo negli spazi dell’Arsenale di Venezia. Per arrivare a “Quotidiane utopie”, presentata ancora a Genova nel 2005 negli spazi della Loggia di Banchi, correlata con diverse installazioni nel centro cittadino. Tutte opere realizzate durante un suo lungo soggiorno in Costa d’Avorio dove ha creato un laboratorio cercando e trovando la collaborazione di diverse persone locali per meglio fondere e comunicare, con il linguaggio della scultura, culture e tradizioni.

Nazzaretto, dice Luca Borzani, “con l’impiego di materiali naturali, come il legno e la pietra, riesce a ridisegnare lo spazio attraverso attente incisioni ed effetti cromatici prodotti dal fuoco e lo configura come simbolo di sensibilizzazione sociale e di critica agli stereotipi della globalizzazione mediatica e consumistica”.

A inizio del percorso di “L’ultimo spenga la luce”, superato il varco spazio-temporale di Barrage, si collocano tre grandi “mappe urbane”: Tu sei qui ; Che ci faccio qui? ; Dove sei?; che propongono anche nei titoli un evidente ribaltamento di senso esprimendo una dimensione di spaesamento e di irriconoscibilità del tempo e dello spazio,  coordinate essenziali dell’esistenza. La mappa, in estrema sintesi, lungi dall’orientare chi la consulta produce l’effetto di una totale impossibilità ad orientarsi e quindi a dare un significato agli scenari della vita.

Ciò che resta della “nostra vita qui”, per citare una famosa opera di Jim Dine, , si legge in una nota della curatrice, è ricondotto al livello minimo e residuale della comunicazione dei graffiti che affollano gli spazi pubblici della quotidianità (Kevin ti prego accorgiti di me; Dani sei sempre vivo tra di noi; Fallo in silenzio) o ai simulacri dell’amore suggeriti dall’adesione acritica a nuove ritualità (Il cuore).  Anche la religione sembra aver perso qualsiasi valenza spirituale e consolatoria, stretta tra la banalizzazione della burocrazia (Cinque crocefissi) e la ridondante ostensione di una divinità ferita che diventa banale bersaglio da Luna Park (Dio è tra di noi, parliamone). In questo mondo ostile e claustrofobico da cui non esiste una via di fuga si muovono personaggi anch’essi degradati, la cui bellezza e innocenza primitive appaiono irrimediabilmente profanate (La Bellezza, Bambino) cui si affiancano opere come Il buco, monumento al più diffuso strumento di distruzione di massa, e Come Locuste, sinistro memoriale dedicato al dissennato consumo del mondo da parte dell’Umanità.
Negata anche la catarsi finale di una morte che dia pace, l’installazione finale Senza memoria, una grande lapide dalle scritte ormai illeggibili, addita quale destino comune la dimenticanza e l’indifferenza di una città che tutto cancella e metabolizza. Ognuno esce di scena nell’oblio: “l’ultimo spenga la luce”!

Maurizio Nazzaretto , Ricorda Giuseppe Pericu, “affronta temi  ardui e propone risposte crude , che non possono essere in alcun modo fraintese , ma  quasi a voler attenuare l’impatto usa  attribuire alle sue opere titoli descrittivi e a volte ironici : l’aver denominato la mostra “L’ultimo spenga la luce” ne è sicura testimonianza, quasi a voler togliere la profonda drammaticità del percorso espositivo”

Le opere in mostra, saranno accompagnate anche a composizioni musicali realizzate appositamente dal maestro Albino Taggeo, che sarà presente all’inaugurazione con i musicisti del Pentart Ensemble che suoneranno dal vivo subito dopo la visita alla mostra nel Salone del Minor Consiglio.

Il Maestro Taggeo, già docente nei conservatori di L’Aquila e S. Cecilia di Roma,  è stato Direttore artistico del Teatro di tradizione “A. Rendano” di Cosenza. Recentemente ha partecipato con le sue composizioni al Festival Taormina Arte (assieme ad Ennio Morricone, 2007, 2010), e al Ravello Festival, 16 Giugno 2014. Nel Luglio del 2015 è stato ospite dell’Accademia Filarmonica Romana (Sala Casella) con una sua composizione su liriche di Pablo Neruda. Ad agosto 2016 verrà presentata in prima assoluta la sua ultima opera, Onìride, per due voci femminili e ensemble, nella stagione del Festival internazionale di San Leo.
 
La mostra “L’ultimo spenga la Luce” è realizzata con il Contributo di:
Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
Accademia Ligustica di belle arti
Go-Up Architects
Gruppo Viziano
Flying Angels Foundation Onlus.
Con il patrocinio di Comune di Genova e Regione Liguria
 
Dal 21 luglio al 28 agosto
Orario:  lunedì 14.30/19; da martedì a domenica 10/19.
Ingresso intero € 5,00, ridotto € 4,00
Catalogo De Ferrari Editore
Informazioni:
www.palazzoducale.genova.it
comunicazionecultura@comune.genova.it
 
All’ingresso di Palazzo Ducale, nello Spazio46, sarà possibile visitare, fino al 30 luglio, con ingresso gratuito, anche la mostra curata da Virginia Monteverde “Ulisse e altre storie”: Una selezione di opere del maestro Maurizio Nazzaretto realizzate a partire dagli anni ’70 fino ad arrivare alla scultura Ulisse e la nave cavallo, quest’ultima  creata grazie all’interessamento della Flying Angels Foundation Onlus e alla collaborazione di diverse aziende genovesi con l’intenzione di costituire un’Academy Internazionale della Solidarietà.
29 luglio 2016
Ultimo aggiornamento: 29/07/2016
Comune di Genova  - Palazzo Tursi  -  Via Garibaldi 9  -  16124 Genova  | Numero Unico: 010.1010
Pec: comunegenova@postemailcertificata.it - C.F. / P. Iva 00856930102 
Questo sito è ottimizzato per Firefox, Chrome, Safari e versioni di Internet Explorer successive alla 8