Eugenio Carmi, la mostra e il conferimento della medaglia Città di Genova

Venerdì 27 febbraio, nel corso della cerimonia inaugurale della mostra “Speed Limit 40” nella Loggia degli Abati di Palazzo Ducale, il sindaco di Genova, Marco Doria, ha conferito a Eugenio Carmi la Medaglia Città di Genova, a riconoscimento della sua poliedrica attività artistica, del permanente legame con le radici genovesi, particolarmente con la storia e la cultura industriale della Città

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Palazzo Ducale, presso la Loggia degli Abati, presenta dal 27 febbraio al 17 maggio 2015 “Speed Limit 40” un’ampia antologia delle opere di Eugenio Carmi, artista nato a Genova nel 1920 dove inizia a dipingere a 15 anni, prendendo già le prime lezioni di pittura.

Dal 1938, l'artista è in Svizzera, prima a Zug dove termina gli studi classici in un collegio italiano e poi a Zurigo, dove rimane fino alla fine del conflitto mondiale e dove si laurea in chimica al Politecnico Federale. A Zurigo, città cosmopolita, entra in contatto con fermenti culturali e artistici, e qui inizia ad amare l’opera dei maestri dell’astrattismo del ‘900.

Eugenio Carmi, “Il Fabbricante di immagini” come lui stesso ama definirsi, è considerato ancora oggi come uno degli innovatori del linguaggio grafico degli anni cinquanta e sessanta, anni in cui lavora anche come responsabile dell’immagine per l’industria siderurgica Cornigliano-Italsider (1956-1965).

La mostra, curata da Nicoletta Pallini, raccoglie più di cento opere di tutti i suoi periodi, dalla fine degli anni ‘40 al 2013: dipinti su tela, su tavola e su carta, fra “latte litografate”, video, libri illustrati per bambini in collaborazione con Umberto Eco, “segnali immaginari”, fotografie e documenti che permettono di mettere a fuoco l’universo creativo, poetico e immaginifico di Carmi.

L'esposizione offre un’importante occasione per approfondire la sua singolare vicenda artistica a cominciare da alcune opere giovanili della fine degli anni ‘40, ancora figurative, per arrivare ai collages informali degli anni ‘60, poi all’invenzione delle latte litografate e dei suoi cartelli antiinfortunistici, fino a un ritorno alla pittura vera e propria negli anni ‘70 scandita dalla scoperta di una “geometria lirica” fatta di figure euclidee, di piani colorati che si intersecano e si inseguono in equilibri inattesi e mai scontati. “Le opere nascono per un mistero della mente” ha affermato l’artista “la tecnologia è un disastro, elimina la possibilità del lavoro umano”.

Il percorso espositivo, che si snoda lungo la Loggia degli Abati, inizia con alcune opere dei suoi anni giovanili, due vedute di Genova, dipinti della fine degli anni Quaranta e dei primi Cinquanta, dove si avverte l’influenza del suo maestro Felice Casorati, il suo autoritratto e quello dell’artista Kiky Vices Vici, sua moglie, sposata nel 1950. I coniugi Carmi nel ‘56 si trasferiscono, con la prima figlia Francesca, nell’incantevole borgo genovese di Boccadasse, dove nascono Antonia, Stefano e Valentina e dove apre il suo primo studio di pittura, mentre contemporaneamente lavora come grafico pubblicitario e diventa membro dell’Alliance Graphique Internationale (1954).

Dagli anni ‘50 agli anni ‘60 Eugenio Carmi ha vissuto un intenso momento di sperimentazioni: ha lavorato sulla tela, sulla carta ma anche con smalti su acciaio, ha disegnato stoffe e si è misurato molto con la grafica. Il suo quadro Appunti sul nostro tempo del 1959, dove il segno è appena abbozzato su una macchia di colore, fa pensare nella sua essenziale purezza all’arte giapponese, non privo di un’intensa musicalità. La stessa che troviamo in altre opere di quegli anni, come Senza titolo del 1956, Senza titolo del 1963 e Alfabeto dello stesso anno.

Musicalità che ritorna nelle sue opere successive, quelle degli anni ’70, quando la sua ricerca pittorica si concentra su una rigorosa astrazione geometrica. Pochi anni fa una vera rivelazione per Carmi è la riscoperta della sezione aurea e come dice nella bella conversazione, introduzione al catalogo della mostra (Skiraeditore) fatta con Nicoletta Pallini: “Il mio interesse a realizzare opere sulla sezione aurea nasce pochi anni fa, mano a mano che aumenta il mio interesse per le regole della natura e che aumentano le mie letture scientifiche sulla presenza nella natura di regole molto precise e funzionali. Già i greci avevano conoscenza del rapporto 1,6… che esiste nella sezione aurea e un esempio dei più famosi è il Partenone”.

E da allora a oggi la sua ricerca prosegue, dando vita a ulteriori approfondimenti e lasciando aperto uno spiraglio che offre nuove possibilità di indagine sul mistero della natura, della forma e dell’universo.

La mostra è patrocinata, fra gli altri, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
27 febbraio 2015
Ultimo aggiornamento: 03/03/2015
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