Venditti e la “lieve” musica impegnata
«Tornerò in primavera con il nuovo album»

Intervista ad Antonello Venditti in attesa del grande concerto per la Notte Bianca, sul palco di piazza della Vittoria. Si parla di musica di qualità ma anche di calcio. E la promessa di tornare nel 2012

L'intervista ad Antonello Venditti - Foto di Mimmo Giordano
È l’ospite più atteso della Notte Bianca, sarà perché sono tutti in attesa del suo nuovo album, sarà per il feeling particolare che lo lega ai genovesi. I primi fan iniziano a prendere posto sotto il palco di piazza della Vittoria già a metà pomeriggio mentre noi, dietro le quinte, riusciamo a strappare un’intervista al super romanista Antonello Venditti.

Con la Notte Bianca inizia il countdown verso il nuovo album “Unica”, in uscita il 29 novembre.
«In effetti quello di stasera è proprio l’ultimo concerto del tour “Dalla pelle al cuore”, di cui “Unica” segnerà il naturale proseguimento. Farò un riassunto di tutto il mio cammino in questi anni: un concerto speciale perché voglio molto bene a Genova e Genova mi vuole molto bene. Poi stasera c’è veramente un atmosfera e un clima fantastico per suonare».

Come riesci ad attirare le grandi folle, raccontando storie che hanno sullo sfondo un’importante valenza sociale?
«La canzone impegnata secondo me è un concetto preistorico. L’impegno politico e sociale come lo intendo io è più lieve, più naturalmente collegato allo spettacolo. Per intenderci, sono più vicino alle interpretazioni di Bollani che a quelle di Vecchioni. Le armi più efficaci del mondo della politica oggi sono quelle di “In questo mondo di ladri”, il ritmo, il divertimento nonostante la provocazione. Oggi la comunicazione non si adatta più a schemi di linguaggio che non siano quelli dello spettacolo».

Un modo più semplice per stare vicino ai giovani.
«Esattamente. E lo dimostra la nuova ondata politica che ci ha portato alle piacevoli sorprese di Milano, di Napoli. Ha vinto la forza dei ragazzi che si divertono, si muovono e ballano. Siccome non mi sento ancora vecchio, vorrei evitare questo accostamento storico al concetto di canzone impegnata. Io parto dalla storia, perché è vero che in parte l’ho fatta, ma ora voglio proseguire con un cammino più lieve».

Non parliamo di Roma, per scaramanzia. Ma oggi è vigilia di campionato e non possiamo non parlare di calcio con un tifoso come te. Se fossi nato a Genova, avresti scelto Genoa o Samp?
«Più che per scaramanzia di Roma è meglio non parlare perché almeno fino a domani è un mistero. Istintivamente, essendo della Roma, ti direi che chi nasce a Genova dovrebbe essere genoano. Però ho tanti amici che tifano Samp, nonostante ci abbiano praticamente fatto perdere uno scudetto in casa. Poi De André era genoano, quindi anch’io dovrei scegliere Genoa. E poi ho sempre detto che lo spirito del calcio, quello del “non mollare mai”, lo hanno Genoa, Torino, Atalanta che sono squadre inglesi. Si è parlato tanto in questi giorni del nuovo stadio della Juventus, ma qui c’è il Ferraris che è un vero e proprio gioiello, è perfetto».

Quindi rossoblu?
«A onor del vero, c’è dire che la Sampdoria, ci ha insegnato come si a vincere con grandi calciatori come Mancini, Vialli. Quindi il gap tecnico negli ultimi anni c’è sempre stato, anche se adesso i genoani credo godranno come dei pazzi. Ma un estraneo in una città che vive un derby così importante non dovrebbe mai parlare di calcio o quantomeno non parteggiare».
Genova, 10 settembre 2011
Ultimo aggiornamento: 12/09/2011
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