La gara di mezzofondo "Porte aperte"
consente ai detenuti lo sport in città

La corsa organizzata ogni anno dall'Uisp è riuscita nell'intento di aprire l'istituto penitenziario di Marassi per dimostrare che l'attività sportiva è di tutti, senza discriminazioni. Madrina la genovese Emma Quaglia, vincitore un recluso marocchino

Testo Alternativo
A vincere la prima "Vivicittà - Porte aperte", una gara di mezzofondo di 3 km che si è disputata oggi a Genova organizzata dalla Uisp è stato un detenuto marocchino del carcere di Marassi. Il "figlio del vento", che si chiama Naji Abdendi, 44 anni, si è imposto su altri due detenuti, i napoletani Ciro De Rosa e Giacomo Bendiré, tagliando il traguardo dopo aver compiuto il giro delle mura esterne del carcere in meno di 15'.

Anche nella nostra città si è svolto un "assaggio" della manifestazione podistica internazionale organizzata dall’Uisp, in contemporanea in 45 città italiane e 20 nel mondo, prevista questo 2012 per il 15 aprile, e legata ad importanti temi di solidarietà e diritti. «Questo pomeriggio per la prima volta a Genova alla casa circondariale di Marassi si corre Vivicittà – dichiara Fabrizio De Meo, Uisp Genova – che è il prologo simbolico della manifestazione che coinvolge molte città a livello nazionale e internazionale. L’evento di oggi s’inserisce anche all’interno di Progetto Ponte, un’idea che Uisp porta all’interno delle carceri di Genova e di tutta la regione. Questa manifestazione podistica aprirà simbolicamente le porte del carcere. Gettare un ponte tra questi luoghi e la città è molto importante: il carcere non è un fatto a sé stante, è parte integrante del territorio. Noi come associazione sportiva cerchiamo di dare competenza ed essere anche punto di riferimento quando i detenuti usciranno, per essere una sorta di casa aperta a tutti senza discriminazioni».

Madrina della manifestazione la maratoneta italiana Emma Quaglia, fresca vincitrice della prima edizione della Genoa Port Run, alla ricerca del tempo di qualificazione alla Maratona olimpica di Londra 2012. L’atleta commenta con queste parole l’iniziativa: «È un’ottima occasione per coniugare il nostro sport con un tema importante: il fatto che i carcerati possano uscire e correre per un giorno è sicuramente qualcosa di simbolico. Per noi atleti non è una gara e loro potranno godersi anche una giornata di sole». Anche il caldo ha tagliato il traguardo dei 22 gradi e ha messo a dura prova gli atleti. Alle 16,30 lo start della mezzofondo di 3 chilometri attorno alle mura del carcere: ecco la cronaca della gara. Alla partenza, sono in 20: alcuni detenuti, altri sono atleti tesserati per associazioni della Lega atletica leggera Uisp.

La differenza sta solo nelle divise: materiali tecnici per i podisti, magliette e braghette multicolori per i detenuti. Pronti, via: Naji è subito in testa, affiancato da due giovani fondisti. Dietro a loro anche Emma Quaglia, la maratoneta genovese che si sta preparando per la maratona di Londra. Fa caldo, ma Naji non lo sente. Corre, attraversa il corridoio esterno del carcere incitato dai detenuti che si affacciano alle finestrine. Tante lingue diverse, tanti dialetti. Naji attraversa la porta blindata del passo carrabile e via: è fuori. Uno, due, tre giri attorno al carcere poi quando rientra dalla porta posteriore affronta il rettilineo.

Taglia il nastro del traguardo con un sorriso sudato, alzando le braccia sulla testa. Alla fine tutti si appoggiano alle grosse mura del carcere per riprendere fiato. "Meraviglioso" ha commentato il direttore del carcere di Marassi, Salvatore Mazzeo, che ha guardato la corsa dall'alto.  
genova, 28 marzo 2012
Ultimo aggiornamento: 29/03/2012
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